Lavori in diga

Lavori in diga

sabato 30 aprile 2011

UNI 11366

Sub Sea Services è socia della UNI, l’ente di unificazione italiano, ed a tal proposito cerca di infondere una maggiore sensibilizzazione ad utilizzare, fino a modifica migliorativa, le norme UNI 11366 riguardo lo svolgimento della subacquea professionale lavorativa:

Norma UNI 11366
“Sicurezza e tutela della salute nelle attività subacquee e
iperbariche professionali 
al servizio dell’industria”

La norma è stata emanata in virtù degli standard internazionali IMCA che regolano l’attività subacquea professionale sia  on-shore che off-shore.

La norma italiana definisce i criteri e le modalità per l’esecuzione di attività subacquee ed iperbariche professionali al servizio dell’industria, le caratteristiche delle attrezzature e degli equipaggiamenti utilizzati ed i requisiti di natura professionale che deve possedere il personale coinvolto, tali da garantire la sicurezza e la tutela della salute dei medesimi lavoratori durante l’espletamento delle attività.

La norma fornisce indicazioni precise sulle modalità per la conduzione di operazioni subacquee: tali operazioni devono essere eseguite esclusivamente da personale qualificato ed esperto e non contempla la figura del PALOMBARO ma solo sommozzatori che hanno seguito un iter formativo e non un fittizio imbarco di coperta; le immersioni subacquee devono seguire precise ed indifferibili operazioni che consentano il monitoraggio ed il contatto costante ed ininterrotto fra l’uomo immerso e la superficie; l’utilizzo di attrezzature specifiche, come caschi rigidi ed ombelicali, e comunque adatte alle varie situazioni di lavoro che il sommozzatore professionista deve affrontare nella esecuzione di opere ed interventi.

La norma differenzia l’attività in basso fondale, entro il limite dei 50mt di profondità, ed alto fondale, oltre i 50mt di profondità, per ciascuna delle tipologie indicate, la norma stabilisce l’equipaggiamento minimo necessario all’immersione e la composizione della squadra (ad esempio per il basso fondale oltre i 12 metri la squadra di lavoro deve essere costituita almeno da 1 capocantiere subacqueo e da 3 sommozzatori, Sub Sea Services, in tal senso, applica per il basso fondale gli standard IMCA e la composizione minima della squadra è di 5 unità, 1 supervisore e 4 sommozzatori di cui uno di essi è vestito in Stand-by pronto ad intervenire).

L’utilizzo dei caschi da immersione è di fondamentale e vitale importanza, indossare un casco rigido significa scongiurare l’annegamento del sommozzatore anche durante la manifestazione di un malessere non legato allo svolgimento delle attività in immersione.

                Sub Sea Services snc ha a cuore l’attività subacquea in genere e nell’animo si rende conto che è più importante preservare la vita umana anche al costo di rifiutare incarichi di lavoro.

                Applicare le norme significa dare vita!

    Per la Sub Sea Services snc
          Riccardo Ruggeri

giovedì 28 aprile 2011

Incidente sul lavoro, muore sommozzatore di 21 anni.

Sub Sea Services non vuole dire nulla riguardo il tragico evento, ove le parole sono del tutto superflue, ma vuole solo esprimere il proprio cordoglio alla famiglia del giovane Ottavio B.

Le nostre più sentite condoglianze per la vostra grande perdita.

Sub Sea Services

martedì 12 aprile 2011

Riconoscimento dell'IDSA da parte dell'IMCA

IMCA/IDSA DIVING INITIATIVE
Diving Personnel Qualifications Scheme

Industry and training schools have come together to work on developing a diving personnel qualifications scheme that could be in place as early as the start of 2005.
Diving continues to be a globalised industry with common approaches being adopted by clients and contractors world-wide. However, in some regions clients and contractors have difficulty in recognising the qualifications of some personnel because the courses offered by the training schools they have attended do not have a recognised content, duration and syllabus. Schools have developed their courses in response to government and other local requirements, which have sometimes led to wide variations in syllabi.
This leads to the qualifications of some qualified personnel not being recognised, which results in confusion, restrictions on free movement of personnel, general inefficiencies and potentially a number of safety issues.
Clients and contractors look for a recognised global qualification which remove this doubt and will help ensure a commonality of approach and understanding and across the world; and thus increased safety levels.
IMCA, the International Marine Contractors Association, is the international trade association representing offshore, marine and underwater engineering companies. IDSA, the International Diving Schools Association, is the international trade association representing diving schools. The aims of both trade associations include addressing issues collectively for the benefit of their members, promoting the free movement of personnel and trying to remove inefficiencies. Both organisations have been at the forefront of promoting good and safe diving practice through developing and publishing guidance.
IMCA and IDSA have a common interest in addressing diver and diving personnel training for the benefit of their members, the divers themselves and the many other interested parties in the industry. To that end, they have come together to work on developing a diving personnel qualifications scheme that could be in place as early as the start of 2005.
Aim
The joint IMCA and IDSA approach aims to develop a scheme for internationally recognised training standards for the certification of diving personnel; initially for divers but subsequently extended to cover other diving personnel positions. "We see a simple purpose to the scheme," say Hugh Williams, Chief Executive of IMCA and Sijtsche Zwiers, Chairman of IDSA, "It is to provide common training standards to facilitate the free movement of diving personnel internationally and obtain recognition by employers, clients, governments and training establishments."
IMCA and IDSA will work together, leading to:
  1. The development of an appropriate scheme and transitional arrangements using IDSA diver training standards; this in turn will lead to:
    • IMCA accepting the IDSA qualification
    • IDSA members issuing IDSA diver training cards
  2. The development of appropriate administration arrangements for the diving personnel qualifications scheme
  3. The identification of an advisory board
  4. The identification of an independent third party to undertake audits of training establishments
  5. Setting up and undertaking initial audits
  6. Consultation with and acceptance by appropriate stakeholders
  7. Active promotion of the scheme by both organisations with employers, clients, governments, training establishments and other representative stakeholders
  8. Working to agreed milestones to be identified. It is planned to have the scheme in place from 1 January 2005.
Conclusion and Benefits
In a joint statement, IMCA's Hugh Williams and IDSA's Sijtsche Zwiers explain that "This new scheme will create a sound system designed for the benefit of all parties. The combination of good standards, the representative advisory board and independent audit will ensure that it is a robust scheme, designed for the long term benefit of the diving industry worldwide. Its internationalism is ensured thanks to the membership and links of both our organisations and the wide support we can count on globally. However, the scheme is not just designed for the 'here and now' but to 'grow' with the requirements of the industry and be flexible and encompass the addition of new diving schools and countries over the years. We are confident that the proposed diving personnel qualifications scheme will contribute to enhancing safety for divers, ensure free movement of personnel and remove inefficiencies from this industry."
Further information on IMCA and IDSA, and the IMCA/IDSA Diving Initiative/Diving Personnel Qualifications Scheme is available from:

IMCAIMCA - the International Marine Contractors Association
Website: www.imca-int.com
E-mail: imca@imca-int.com
IDSAIDSA - the International Diving Schools Association
47 Faubourg de la Madeleine, 56140 Malestroit, Brittany, France
Tel: +33 (0) 2 9773 7261
Fax: +33 (0) 2 9773 7261
Website: www.idsaworldwide.org
E-mail: info@idsaworldwide.org

lunedì 4 aprile 2011

Idropulizia subacquea a cavitazione e CNR

Dal marzo 2010 è stata omologata CE nella direttiva macchina e nella direttiva applicazioni  una strumentazione  rivoluzionaria, che potrebbe essere la miglior soluzione per gran parte dei problemi di lavoro subacqueo.

Si tratta di una applicazione che sfrutta l’effetto della cavitazione in ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il suo ottimale regime di rotazione.

Essa nel 2003 ha ricevuto la certificazione della U.S. NAVY. Impiegata in tutto il mondo, questa tecnologia americana – ampiamente utilizzata con pieno successo – non usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano shock waves. Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro energia per la disincrostazione di strutture in immersione.

E’così possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e quant’altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri dall’ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a “getto cavitazionale” e con impugnatura “a pistola” è ottima grazie ad un speciale sistema di bilanciamento a “retro-getto” che ne compensa totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su superficie e strutture molto complicate.
Cercheremo ora di offrire una spiegazione semplice del complesso principio fisico-idrodinamico che è il cuore del sistema: da ogni unità a “getto cavitazionale”  l’acqua in pressione fuoriesce dall’ugello di emissione sotto forma di una nuvola di microbolle o, più precisamente, di microcavità cariche di energia in uno stato instabile, e così mantenute da microscopici moti vorticosi. Essi sono dotati di vita brevissima, ma sufficiente a garantire l'efficienza operativa del getto. L'energia del fascio d'acqua è quindi fornita non solo dall'energia cinetica dovuta alla velocità di fuoriuscita, ma anche da un'energia interna instabile dovuta al moto caotico-microvorticoso che mantiene in vita le micro cavità per quel “micro tempo” indispensabile a lasciarle lavorare. Quando il getto incontra una superficie solida, impregnando gli interstizi, le incrostazioni ecc, le micro-cavità collassano in una miriade di implosioni, e queste shock waves trasferiscono praticamente tutta l’ energia impiegata per generarle all'azione di separazione e sgretolamento delle incrostazioni. La forza distruttiva del getto dipende anche dal tipo e dalla consistenza del materiale colpito: tanto più questi è rigido, fratto e poroso, tanto più forte sarà l’effetto. Poiché la fase di formazione delle micro cavità avviene in tempi ben più lunghi della fase implosiva, questa produce risultati di qualche ordine di grandezza superiore a quelli ottenibili da un semplice getto ad alta pressione ma senza l’azione implosiva del “getto cavitazionale”. E’ qui opportuno ricordare che i fenomeni di micro-cavitazione sopra descritti non possono formarsi in ambiente subaereo. Questa strumentazione è pertanto di esclusivo impiego subacqueo, anche perché il retro-getto di compensazione emesso in aria potrebbe diventare pericoloso, non essendoci l’acqua ambiente a disperderlo, assorbirlo e ad ammortizzarlo.

Poiché le vernici protettive antifouling sono elastiche e compatte, esse subiscono passivamente  la “mitragliata” delle microimplosioni, assorbendo solo una minima parte della loro energia e quindi rimanendo intatte. Le incrostazioni calcaree tipiche del fouling – essendo formate da materiali cristallini (prevalentemente carbonato di calcio) molto rigidi e disomogenei – le assorbiranno totalmente e tenderanno a riempirsi di microfratture perdendo ogni potere di adesione. Analogamente si staccheranno facilmente anche organismi animali quali i classici “denti di cane”, le ostriche, e quant’altro abbia come collante un materiale cristallino e fragile. Allo stesso modo si staccheranno anche le cozze, il cui bisso è fissato al supporto mediante piccolissime placche calcaree.

Il fenomeno è particolarmente evidente durante la pulizia di tubi metallici, sui quali il “collante” delle incrostazioni può essere formato da ossidi ed idrossidi ferrosi, che possono trasformarsi in carbonati.  Tra i più comuni ricordiamo l’ Ankerite, la Goethite e  l’ Idrozincite,  tutti cristallini e  fragili. In questo caso succede spesso che dalla tubazione si stacchino delle placche, delle croste che ricordano lo sfogliarsi della corteccia degli alberi da sughero. Le superficie pulite con “getti cavitazionali” riacquistano normalmente la loro originaria lucentezza e/o levigatura; questo dimostra che tutto quanto vi si era naturalmente attecchito è stato totalmente asportato. Le idropulitrici tradizionali (la cui efficacia dipende da una pressione decisamente più elevata) tendono invece a lasciare superficie più rugose, “micro scolpite, ove il fouling si fissa e cresce molto più rapidamente. Mancando quell’effetto a scalpello dell’impatto di un getto d’acqua in pressione (come nelle idropulitrici), i “getti cavitazionali” sfruttando principi fisici diversi  possono essere tranquillamente impiegati anche su materiali tessili e/o legnosi, che vengono puliti senza alcun danneggiamento. Gli eventuali residui organici improbabilmente rimasti vengono “sterilizzati” dall’effetto cavitazionale che comporta la morte delle cellule vive rimaste.

Pertanto i “getti cavitazionali” possono essere considerati  la tecnologia ideale per la pulizia delle gabbie per gli allevamenti ittici in mare perché non solo non danneggia le strutture e le reti ma nemmeno i pesci all’interno che restano comunque fuori dal suo raggio d’azione.

Operativamente, tra una idropulitrice tradizionale ed una pulitrice cavitazionale  le differenze sono molte  ed importanti:

IDROPULITRICI TRADIZIONALI
  1. -- La pressione di esercizio ha non meno di 200 Bar di pressione
  2. -- il getto d’ acqua ad alta pressione scava un solco preciso, lungo, sottile e senza sbavature,  di circa 1 cm2 di sezione
  3. -- la manovra comporta movimenti ampi ed è più faticosa
  4. -- il getto perde la sua pericolosità dopo almeno un’ ottantina di centimetri
  5. -- è imputabile di inquinamento ambientale asportando in tutto od in parte le vernici antifouling
  6. -- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è  7-10 volte superiore
GETTI CAVITAZIONALI

  1. -- La pressione di esercizio ha circa 150 Bar di pressione
  2. -- l’ugello emette un cono di micro vortici con  un angolo di apertura di circa 30 gradi e che perde la sua efficienza dopo circa 8 -10  centimetri
  3. -- la superficie di impatto (ove pulisce) è un ovoide largo circa cm 4 e lungo circa cm 7
  4. -- la sua manovra, a parità di pressione di alimentazione, è meno faticosa e più sicura
  5. -- rispettando le vernici antifouling non produce inquinamento ambientale
  6. -- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di pulitura è  7-10 volte inferiore
Antonio Stefanon

Geologo Marino presso l'Università di Venezia
Collaboraore dell'Istituto di Biologia de Mare del C.N.R.

12 Settembre 2010
Su concessione NOS-Italia

domenica 3 aprile 2011

Nuova iscrizione

Sub Sea Services espande i suoi terriotori richiedendo ed ottenendo anche l'iscrizione presso l'Autorità portuale di Piombino. Presto saremo operativi 24/7 sul territorio.